Siamo fatti così
L’aspetto esteriore di un pesce, la struttura e posizione della bocca, la localizzazione delle pinne o la presenza di spine sono alcune delle caratteristiche che variano con la specie. La nostra lunga storia evolutiva prodotto numerosissime variazioni che ci hanno permesso di occupare pressoché tutti gli habitat acquatici!
La forma esterna del pesce riflette il suo stile di vita e l’habitat che occupa. Ad esempio i predatori hanno una forma affusolata con forte muscolatura ed una coda particolare per nuotare veloci e cacciare la preda. I predatori da posta, come il Luccio, hanno invece corpo grosso, testa schiacciata,grande bocca, pinne dorsali e anali nella parte posteriore del corpo e pinna caudale larga. Visti di fronte, questi pesci hanno una piccola sezione e non appaiono “grossi pesci” alle loro potenziali prede: ciò permette loro, anche grazie alla loro colorazione “mimetica”, di essere meno visibili per lungo tempo prima di piombare sulla preda con un veloce scatto,reso possibile dalla dimensione e dalla posizione delle pinne. I pesci di fondo, al contrario, hanno il corpo appiattito almeno ventralmente e spesso sono dotati di barbigli, capo appiattito e bocca estensibile per succhiare le prede dal sedimento.
Sono le pinne i nostri organi di locomozione! Le pinne pettorali e ventrali sono pari ed hanno funzione di stabilizzatori e freni, mentre le impari sono distinte in dorsali, anale e caudale. Nella trota e nel pesce gatto, oltre ad una prima pinna dorsale ben sviluppata, a circa a metà dorso ne compare una seconda, piccola e priva di raggi, detta “adiposa”. Nei Ciprinidi la pinna dorsale è unica, mentre nei pesci come il Persico reale, il Persico trota e il Persico trota è divisa in una parte anteriore con raggi spiniformi ed una posteriore con raggi molli. La pinna caudale si trova alla fine del corpo e la sua forma dipende dal sistema di nuoto: i predatori hanno la coda forcuta perché devono essere ottimi nuotatori, a differenza dei pesci di fondo e della maggior parte dei pesci di superficie, che hanno caudali arrotondate, squadrate o leggermente forcate.
Per muoverci verticalmente lungo la colonna d’acqua, usiamo invece la “vescica natatoria”, un sacco contenente gas (azoto, anidride carbonica, ossigeno) posizionato al di sotto della colonna vertebrale.
Per la maggior parte, noi pesci d’acqua dolce siamo “pesci ossei” cioè con scheletro ossificato.
Per respirare non abbiamo i polmoni ma usiamo le “branchie”, delle strutture a lamelle protette da una specie di coperchio, detto opercolo, che si apre e si chiude sincronizzandosi con i movimenti della bocca; grazie a questi movimenti, l’acqua entra dalla cavità orale ed esce da quella branchiale, dove avviene la cattura dell’ossigeno.
Siamo eterotermi, cioè la nostra temperatura interna dipende da quella esterna, per questo veniamo detti “animali a sangue freddo”.
La nostra pelle è generalmente rivestita da scaglie ossee, tranne che sul capo e sulle pinne, ed è ricca di cellule che producono “muco” per proteggerci dalle infezioni; le scaglie possono essere di due tipi e sono denominate cicloidi se hanno il margine posteriore liscio (Ciprinidi, Salmonidi, Luccio), ctenoidi se dentellato (Persico).
Molti di noi sono dotati del “sistema della linea laterale”, un insieme di canali che percorre i fianchi dal capo alla coda, collegati con i nervi e in comunicazione con l’esterno attraverso dei fori (visibili), grazie al quale sentiamo le vibrazioni e le variazioni di pressione.
Ecco come siamo fatti:
Il nostro ciclo biologico
Noi pesci delle acque dolci italiane siamo generalmente “ovipari”, cioè deponiamo le uova che vengono fecondate esternamente. Fa eccezione un piccolo pesce “alloctono”, proveniente dal nord America: la gambusia, che invece è “ovovivipara”, perché fa schiudere le uova dentro il suo ventre.
Alcuni pesci, come la trota, depongono poche uova, di grandi dimensioni, ricche di sostanze nutritive perché devono schiudere in ambienti poveri di cibo; altre specie come quelle della famiglia dei Ciprinidi, invece, depongono uova piccole ma numerosissime, sai perché?Vivendo in ambienti più “affollati”, i giovani ciprinidi sono soggetti a elevata predazione, per questo più sono, minore è la probabilità che vengano mangiati; inoltre, le uova possono essere piccole perché schiudono in un ambiente in cui la disponibilità di cibo è grande.
Al momento della schiusa, dall’uovo esce una piccola larva, dotata del “sacco vitellino”, un sacco che contiene sostanze nutritive che garantiscono la sopravvivenza del piccolo pesce finché esso non è in grado di alimentarsi autonomamente. il ciclo biologico, infine, si chiude quando il giovane pesce matura ed è in grado a sua volta di deporre le uova o gli spermatozoi e quindi di riprodursi.
Noi pesci delle acque dolci italiane siamo abbastanza indipendenti, infatti le cure parentali sono un’eccezione di specie come il pesce gatto o il persico trota: noi lasciamo le nostre piccole larve vivere la loro vita senza preoccupazioni!
A seconda del tipo di substrato prescelto per la deposizione delle uova, ci distinguiamo in specie litofile, che depongono le uova sui sassi e specie fitofile, che depongono invece sulle piante acquatiche.
Ma cosa mangiamo?
La nostra dieta varia molto da specie a specie: c’è chi mangia solo il plancton (planctofago), chi ama il macrobenthos (bentofago), chi si nutre di piante acquatiche (fitofago), chi preda altri pesci (ittiofago) e chi invece non fa distinzione e mangia di tutto (onnivoro)!
In rapporto alle abitudini alimentari, abbiamo degli adattamenti specifici nella forma e grandezza della bocca, dei denti, delle branchie e del sistema digestivo. Ad esempio, la bocca c’è chi ce l’ha “supera” (rivolta verso l’alto), “infera” (rivolta verso il basso) o “mediana” (terminale)…secondo te cosa mangiano?
E quanto cresciamo?
Anche se cresciamo molto più rapidamente nei primi anni, a differenza di voi umani noi pesci cresciamo per tutta la vita!
Nella stagione fredda, per la scarsità del cibo e per il rallentamento delle attività, tuttavia la nostra crescita diminuisce. Tu non lo sai ma questo rallentamento è visibile anche nelle scaglie se le guardi al microscopio!
Le nostre scaglie(le squame ce le hanno i rettili!) sono formate da anelli concentrici, detti “circoli”,che in alcune zone sono più ravvicinati, quasi a fondersi; queste aree, dette “annuli”, indicano appunto i momenti invernali di minore accrescimento. Dalla lettura del numero di annuli è quindi possibile determinare il numero di inverni che ho trascorso e quindi la mia età!
Noi pesci siamo sempre in movimento!
Salvo rare eccezioni, noi pesci non siamo dei pigroni! Sono poche, infatti, le specie sedentarie, cioè che rimangono in una stessa area per tutto il corso della loro vita. La maggior parte effettua movimenti, più o meno lunghi, su scala diversa nel corso della loro vita. Questi possono essere piccoli spostamenti locali e legati alla ricerca del cibo o al ciclo riproduttivo, oppure possono essere vere e proprie migrazioni tra ambienti differenti.
Alcune specie, come la Cheppia, gli Storioni e il Salmone, sono dette anadrome, perché si accrescono in mare ma al momento della maturità sessuale migrano verso le acque interne per riprodursi. Viceversa, specie come l’anguilla, dette catadrome, svolgono la fase di crescita nelle acque dolci ma per riprodursi migrano verso il mare.
Oltre a noi “grandi migratori”, in grado di percorrere distanze lunghissime, altre numerose specie si spostano, spinte da esigenze diverse, per tratti più piccoli. A questa categoria appartengono specie come la Trota marmorata e la Trota fario, che compiono brevi spostamenti giornalieri per raggiungere i luoghi di alimentazione, e che in autunno, all’approssimarsi del periodo di frega, effettuano spostamenti verso le zone monte per raggiungere torrenti e piccoli rii, con acque relativamente basse e fondali ghiaiosi, dove potersi riprodurre. Anche alcune specie che normalmente vivono in lago compiono migrazioni verso i corsi d’acqua: la trota di lago, per esempio, risale per lunghi tratti gli immissari in cerca di zone di riproduzione; anche alcuni Ciprinidi, come il cavedano, la lasca, i barbi e l’alborella, o specie appartenenti ad altre famiglie, come la bottatrice, risalgono i tributari durante il periodo di frega.