Area di progetto
Le azioni di progetto interesseranno il Fiume Toce, che rimane uno degli ultimi corpi idrici nel bacino del Fiume Po ad ospitare una popolazione di trota marmorata (forma stanziale e migratoria), e il Torrente San Bernardino, che rappresenta la principale connessione ecologica acquatica tra la Val Grande e il Lago Maggiore.
In particolare, il Progetto coinvolgerà 3 siti della Rete Natura 2000 del VCO:
Il Lago di Mergozzo è un piccolo lago pedemontano, lungo 2,5 km e largo poco più di 1 km. La superficie è di 1,81 km2 mentre la circonferenza misura 6 km. La profondità massima raggiunta è di 74 m, per un volume d’acqua totale di quasi 83 milioni di metri cubi. Il bacino imbrifero comprende diversi corpi idrici: rio Bracchio, rio Rascina, rio Fighera,rio Nibbio, rio Bettola, rio Albo. Il lago ricade totalmente nel territorio del Comune di Mergozzo, mentre per quanto riguarda il bacino, una porzione, nella zona-sudorientale, è di pertinenza del comune di Verbania. Le acque del lago sono caratterizzate da un basso contenuto di nutrienti e da un’elevata trasparenza. I dati raccolti dall’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISE) di Verbania Pallanza dagli anni ’70 mostrano una diminuzione delle concentrazioni di fosforo totale da circa 10-12 μg/l agli attuali 4 μg/l, valore che permette di classificare il lago come oligotrofo/ultraoligotrofo. L’ottimo livello qualitativo delle acque trova conferma anche nelle basse concentrazioni di azoto ammoniacale ed organico, negli alti tenori di ossigeno (prossimo a 10 mg/l di ossigeno alla circolazione) e negli elevati valori di trasparenza (10-12 m nel periodo tardo invernale).
Questo sito rappresenta una componente ambientale di rilevante importanza ecologica e naturalistica e si caratterizza per un elevato grado di biodiversità.
Le più recenti indagini effettuate sulla fauna ittica del lago effettuate all’interno di “LIFE+ Inhabit” risalgono al 2010 (CNR-ISE, Report tecnico 01.11) e hanno messo in luce una situazione piuttosto critica per alcune specie endemiche, come il PIGO e la SAVETTA che non sono state catturate. Lo SCAZZONE invece è presente in alcuni piccoli tributari laterali ma le informazioni sono limitate a notizie verbali e non esiste una chiara e univoca identificazione e caratterizzazione delle popolazioni in questo areale.Altre specie ittiche autoctone come l’Agone (Alosa fallax lacustris) e il ghiozzo padano (Padogobius martensii) sono presenti in buon numero.
La ZPS “Fiume Toce” e l’area SIC “Greto Torrente Toce tra Domodossola e Villadossola” ricompresa nella ZPS sono costituite da un ampio greto ciottoloso, colonizzato da vegetazione erbacea e cespugliosa rada.Lungo il Toce sono stati rilevati alcuni habitat di interesse comunitario, per lo più cenosi igrofile e riparie, tra cui i boschi ripari di salice bianco (Salix alba) e pioppo nero (Populus nigra) (habitat 91E0); la vegetazione arbustiva a Myricaria germanica (habitat 3230); i saliceti arbustivi ripari a Salix eleagnos (habitat 3240); la vegetazione delle acque correnti a lento scorrimento (habitat 3260); la vegetazione acquatica delle acque ferme (habitat 3150).Sui terrazzi alluvionali con suoli più evoluti sono presenti praterie da sfalcio (habitat 6510).
Il Fiume Toce riveste notevole importanza ornitologica, sia per quanto concerne la nidificazione che la migrazione, tanto da essere stato individuato come Zona di Protezione Speciale per gli uccelli. Delle numerose specie nidificanti, 7 risultano inserite nell’All. I della Direttiva Uccelli; tra quest’ultime, legate in gran parte alle cenosi arbustive ed erbacee di greto, si ricordano la Tottavilla (Lullula arbora) e la Calandrella (Calandrella brachydactyla), al limite settentrionale della loro distribuzione, il Calandro (Anthus campestris), il Succiacapre (Caprimulgus europaeus) e la Bigia padovana (Sylvia nisoria), al limite occidentale della loro distribuzione; degni di nota sono anche il Biancone (Circaëtus gallicus), la più piccola aquila europea, poco comune, ed il raro gufo reale (Bubo bubo).
Le acque del Toce ospitano un significativo popolamento ittico, composto da alcune specie della Direttiva Habitat: la Lampreda di Zanandrea (Lethenteron zanandreai), il Barbo canino (Barbus meridionalis), il Vairone, la Trota marmorata e lo Scazzone tutte inserite in All. II.
L’erpetofauna conta 9 specie, di cui 2 anfibi e 4 rettili di interesse comunitario; spicca la presenza della Natrice tassellata (Natrix tessellata), specie che predilige i corsi d’acqua, nota nel resto della provincia in soli tre altri siti, e in generale in declino per l’artificializzazione delle sponde fluviali.
Tra i mammiferi, 20 specie in totale, 10 appartengono ai chirotteri, tutti protetti dalla Direttiva Habitat.
Il Fiume Toce e la sua comunità ittica
Nel suo primo tratto montano, il Fiume Toce, caratterizzato da un regime torrentizio, mostra una comunità ittica dominata dalla TROTA FARIO con popolazioni in genere ben strutturate e anche relativamente abbondanti. Sotto le potenzialità la presenza dello SCAZZONE, così come della TROTA MARMORATA, presente solo con pochi esemplari spesso con segni di ibridazione con la fario.
Scendendo verso valle, compaiono VAIRONE e BARBO CANINO.Nel tratto di fondovalle la comunità ittica è, infatti, rappresentata da specie tipiche di un simile ambiente come la trota marmorata, presente con una popolazione relativamente abbondante ed equilibrata, lo SCAZZONE, il BARBO CANINO, il VAIRONE e ormai occasionalmente il TEMOLO.
Scendendo verso valle il VAIRONE è la specie dominante ma tra i ciprinidi sono presenti anche buone popolazioni di CAVEDANO e SANGUINEROLA. Tra i salmonidi troviamo sia la trota marmorata sia la trota fario con popolazioni equilibrate e consistenti.
Nel tratto in prossimità della confluenza in lago, sono rinvenibili anche specie come la LAMPREDA, lo SPINARELLO, il GOBIONE, la BOTTATRICE.
Il Torrente San Bernardino e la sua comunità ittica
Nel tratto finale prima della foce, la comunità ittica del Torrente S. Bernardino risulta composta per lo più da Ciprinidi mentre i Salmonidi sono rappresentati da una popolazione abbastanza scarsa di TROTA FARIO e da qualche soggetto adulto di TROTA MARMORATA. Le specie dominanti sono lo SCAZZONE, il CAVEDANO e il VAIRONE. Sono, inoltre, presenti il BARBO CANINO e il BARBO COMUNE e qualche esemplare di BOTTATRICE probabilmente di risalita dal lago. Il popolamento ittico di questo tratto è tipico di un corso d’acqua di fondo valle, in questo caso essendo a ridosso della foce, risulta anche influenzato dallo spostamento da e verso il lago di alcune specie. In realtà l’intero corso d’acqua è per lo più torrentizio e presenta una comunità ittica formata soprattutto da TROTA FARIO e in percentuale minore dallo SCAZZONE.
Il territorio del Parco Nazionale Val Grande è selvaggio e per lo più disabitato: per il 48% è caratterizzato da boschi, il 27% da vegetazione naturale, il 18% da spazi aperti, il 6% da prati e pascoli, lo 0,1 % da acque superficiali. La Val Grande è inoltre stata designata come IBA – Important Bird Area da BirdLife International (codice IT005).
L’ambiente del parco rappresenta un insieme ricco e composito all’interno della bioregione alpina, soprattutto per la sua collocazione geografica prossima ad altri significativi ambiti e corridoi ecologici quali il Ticino, la Pianura Padana, il Toce ed il Lago Maggiore.
Nell’area della Val Grande, in uno spazio molto ridotto è infatti presente la maggior parte degli ecosistemi che caratterizzano le Alpi Lepontine. Tra gli habitat, le formazioni del bosco – faggete, castagni e tiglio-frassineti – sono quelle a carattere prevalente; si tratta di vegetazioni acidofile a carattere sub-oceanico impostate su substrati cristallini e sviluppate altitudinalmente sull’orizzonte submontano e montano. La faggeta, in particolare, rappresenta il tratto distintivo poiché copre la maggior parte del territorio boscato. Nelle formazioni arbustive sono invece le brughiere e i cespuglieti alpini a connotare soprattutto ambienti un tempo destinati a pascoli, con coperture miste nelle quali l’ontano verde gioca un ruolo prevalente insieme al rododendro e al mirtillo. Inoltre, la morfologia e l’orografia impervia del territorio determinano i tratti distintivi degli ambienti di forra, delle creste, di rupi e pareti rocciose, macereti e ghiaioni.
Numerosi sono gli habitat di interesse comunitario rinvenibili all’interno dell’area protetta: 9110-Faggeti del Luzulo-Fagetum; 8220-Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica; 9260-Foreste di Castanea sativa; 4060-Lande alpine e boreali; 6230*-Formazioni erbose a Nardus; 91E0*-Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Pandion, Alnion incanae, Salicion albae); 8120-Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini; 9180*-Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion; 6150-Formazioni erbose boreo-alpine silicee. È attualmente in corso la redazione del piano di gestione del SIC/ZPS che porterà ad una revisione di questo elenco.
Per quanto riguarda le specie di interesse comunitario, tra i mammiferi si può segnalare il moscardino (Muscardinus avellanarius), mentre tra i Chirotteri una prima indagine ha riscontrato la presenza di 16 specie. Lince (Lynx lynx) e Lupo (Canis lupus) hanno una presenza irregolare nel territorio provinciale, in particolare, sul lupo è in corso il progetto LIFE Wolfalps teso a gestire questo naturale processo di ricolonizzazione.
Numerose e di particolare interesse sono invece le specie di rapaci. Aquila reale (Aquila chrysaetos), Falco pellegrino (Falco peregrinus) e Gufo reale (Bubo bubo) sono sedentarie e nidificano all’interno o nelle immediate vicinanze del Parco, il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il Nibbio bruno (Milvus migrans) e il Biancone (Circaetus gallicus) sono specie migratrici e si possono osservare solamente in primavera ed estate durante il loro periodo riproduttivo. Altre ancora – Nibbio reale (Milvus milvus), Albanella reale (Circus cyaneus), Falco di palude (Circus aeruginosus) e Falco pescatore (Pandion haliaetus) – usano il territorio valgrandino come rotta migratoria o come luogo di svernamento.
Degni di nota sono anche le diverse specie di picchi, fra cui il Picchio nero (Dryocopus martius), e alcuni Passeriformi come il Luì bianco (Phylloscopus bonelli) e l’Averla piccola (Lanius collurio).
Le specie alpine di Galliformi sono da diversi decenni oggetto di studio e di strategie di conservazione, in quanto su scala europea sta registrando una generale rarefazione dovuta soprattutto alla modificazione e alla frammentazione del loro habitat: il Fagiano di monte (Lyrurus tetrix), la Coturnice (Alectoris graeca) il Francolino di monte (Tetrastes bonasia) sono ad oggi regolarmente presenti mentre la Pernice bianca (Lagopus muta), ben rappresentata fino al 1950 e segnalata sino al 1998, si ritiene estinta, per lo meno come specie nidificante.
Tra le specie di rettili di interesse comunitario presenti nel Parco sono piuttosto diffusi la Lucertola muraiola (Podarcis muralis) e il Ramarro (Lacerta viridis) e significativa è anche la diffusione di alcune specie di serpenti tra cui il Colubro liscio (Coronella austriaca), il Biacco (Hierophis viridiflavus) e il Saettone (Zamenis longissimus).
La fauna ittica del parco è dominata dalla Trota fario (Salmo trutta), mentre le popolazioni di Vairone (Telestes souffia) e Scazzone (Cottus gobio) versano in condizioni piuttosto critiche.