Controllo delle specie ittiche invasive: l’azione C.5
Dalla rivoluzione industriale dell’800 ad oggi la globalizzazione e il progresso dei mezzi di trasporto hanno reso estremamente semplice lo spostamento di specie animali e vegetali in luoghi diversi da quelli di origine. La colonizzazione di queste specie “esotiche” (“alloctone”) in nuovi territori è spesso mediata dall’uomo, il quale le trasporta (volontariamente o meno) quasi sempre a fini commerciali o ricreativi.
La reazione delle specie ad ecosistemi a loro sconosciuti non è prevedibile: alcune di esse non trovano condizioni ambientali idonee non riuscendo a compiere il proprio ciclo vitale e finendo per estinguersi immediatamente; altre attecchiscono sebbene le condizioni ambientali non siano per loro particolarmente adatte (finendo per esercitare un impatto moderato sull’ecosistema); altre ancora trovano un ambiente molto adatto alle proprie esigenze e si riproducono a dismisura, finendo per impattare sia le comunità native sia l’ambiente stesso, causando gravi danni alla biodiversità locale.
Le interazioni delle specie esotiche con quelle native sono in genere molto complicate da definire ma possono essere riassumibili come competizione per il cibo o per i rifugi, predazione, apporto di nuovi parassiti o patologie, inquinamento genetico (ibridazione).
Nelle acque del VCO sono presenti alcune specie esotiche invasive o comunque dannose per le specie target di progetto: il SILURO è, per esempio, un predatore estremamente invasivo che raggiunge anche 3 metri di lunghezza e 200 kg di peso, ed esercita pressione predatoria su ogni altra specie, competendo per la risorsa alimentare con quelle native e predatrici. L’ACERINA, specie molto abbondante nel Lago di Mergozzo, si nutre delle uova di altre specie; la medesima abitudine alimentare hanno anche il PESCE GATTO e il PERSICO SOLE, molto abbondanti nel Lago Maggiore. Il CARASSIO è un Ciprinide dall’elevata fecondità, in grado di generare popolazioni ad alta densità, che competono con altri ciprinidi che si alimentano sul fondo (quali le due specie target PIGO e SAVETTA). La presenza di Procambarus clarkii e Orconectes limosus tra i gamberi del VCO rappresenta una seria minaccia alla sopravvivenza delle popolazioni di GAMBERO DI FIUME reintrodotte: le due specie esotiche, più competitive e tolleranti di quella nativa, sono loro malgrado vettori di patologie rivelatesi letali per il nostro gambero di fiume.
Il contenimento previsto si avvale di metodologie quali l’elettropesca (condotta da barca o a piedi), la pesca mediante reti (soprattutto per il siluri e il carassio), e il posizionamento di trappole per i gamberi esotici. A tutela della biodiversità autoctona, quindi, IdroLIFE prevede un’azione specifica di contenimento delle specie esotiche invasive attraverso l’impiego di più tecniche a seconda delle necessità:
- l’elettropesca consente di trattenere esclusivamente le specie obiettivo di cattura rilasciando indenni quelle native: la tecnica favorisce anche il simultaneo campionamento della fauna ittica nativa, consentendo una buona visione di insieme della comunità ittica;
- l’utilizzo di reti a maglia larga consente di catturare solo pesci di grande taglia, minimizzando l’impatto sulle specie native;
- l’impiego di apposite trappole per gamberi esclude che esse possano risultare dannose per le specie ittiche.
Gli interventi sono programmati con cadenza biennale (concentrandosi nel periodo riproduttivo di alcune specie) e sono condotti nel Fiume Toce, presso la sua foce, e nel Lago di Mergozzo.
Il monitoraggio dell’azione è condotto contestualmente allo svolgimento delle attività confrontando percentualmente la composizione delle comunità ittiche all’inizio del progetto con quelle alla fine del progetto.