Ogni sbarramento costruito sui fiumi, a fronte di una funzione utile all’uomo, crea però una divisione del mondo acquatico. Dighe e briglie a servizio delle nostre esigenze frammentano infatti gli habitat fluviali, impedendo gli spostamenti dei pesci. Muoversi liberamente è essenziale per quest’ultimi; che lo facciano per alimentarsi, riprodursi o cercare rifugio.

Notoriamente muti, i pesci non si lamentano delle restrizioni che imponiamo loro, ma è stato dimostrato come esse mettano in pericolo la sopravvivenza di intere popolazioni. Attualmente alcuni migratori presenti nelle nostre acque (quali l’anguilla, lo storione e la cheppia) riescono infatti a completare solo parzialmente il proprio ciclo vitale, spesso impossibilitati nelle loro estenuanti migrazioni dalla presenza di sbarramenti.

In un contesto densamente popolato come quello del bacino del Fiume Po è ad oggi impensabile rinunciare alle dighe per tutelare queste specie; scienza e ingegneria hanno pertanto ideato appositi “passaggi artificiali per pesci” che consentano ai pesci di superare gli sbarramenti artificiali.

Sebbene alcuni passaggi per pesci esistano da circa un secolo (qualche esempio sul Fiume Adda), solo dopo il recente tracollo di alcune specie ittiche l’attenzione globale si è posata su questa tematica. In Italia i primi passaggi conseguenti a questa nuova consapevolezza sono stati costruiti un decennio fa in Lombardia. In questi anni si è poi giunti ad una maggiore visione di insieme, fino a creare le premesse (con il Progetto LIFE11 NAT/IT/188) per una vasta strategia di ripristino dei corridoi acquatici. Oltre alla realizzazione del più grande passaggio per pesci in Italia (sul Fiume Po, presso diga di Isola Serafini) Il progetto “Con.Flu.Po” ha infatti provveduto ad un censimento delle priorità di intervento a livello di bacino. In questo ambito sono stati caratterizzati gli sbarramenti più significativi del Fiume Po e dei suoi maggiori tributari; si è proceduto quindi alla determinazione dei gradi di priorità d’intervento, privilegiando gli sbarramenti più impattanti. L’elaborato, reperibile sul sito di progetto (www.life-conflupo.eu), fornisce anche una descrizione delle soluzioni più efficaci, che orienterà le scelte delle autorità competenti.

La strategia di medio-lungo termine è la permeabilità del reticolo fluvio-lacustre di maggiore importanza nel bacino padano. L’asta del Po, con i suoi importanti tributari di sinistra che lo collegano ai grandi laghi profondi del Nord Italia dovranno tornare ad essere liberamente percorribili dai pesci in movimento, che si tratti di grandi migratori o di pesci più sedentari, ma che comunque si spostano per tratti di diversa lunghezza per completare il proprio ciclo vitale. La stessa pesca professionale dei grandi laghi beneficerà di questa possibilità, e potrà nuovamente disporre di risorse ittiche, come l’anguilla, oggi in gravissimo declino demografico anche a causa dei numerosi impedimenti alla sua migrazione.

Il primo esempio di riapertura di un intero corridoio ecologico italiano è quello del Lago di Lugano – Mar Adriatico: già parzialmente ripristinato negli anni scorsi dalla costruzione di quattro passaggi per pesci (due sul Fiume Tresa e due sul Ticino), il corridoio migratorio è stato definitivamente liberato dalla costruzione del monumentale passaggio per pesci di Isola Serafini. Ci si attende che i pesci che si ammassano ogni primavera a valle della diga riescano proprio quest’anno a seguire rotte precluse loro da circa sessant’anni, tornando a colonizzare il tratto superiore del Po, il Ticino e i laghi Maggiore e Lugano.

Naturalisti esperti conducono un videomonitoraggio delle specie ittiche presso queste strutture, filmando i pesci da una finestra che si apre sul canale di passaggio degli stessi. A questo innovativo strumento di studio si aggiungono le imponenti trappole di cattura posizionate presso Isola Serafini (utili alla cattura delle specie di maggiori dimensioni), nonché la telemetria e il PIT-tagging, sofisticate tecnologie per lo studio degli spostamenti dello storione cobice.

Lo storione cobice, emblema di “Con.Flu.Po“, specie minacciata d’estinzione nonché patrimonio naturale esclusivo del bacino dell’Adriatico, è stato portato alle soglie dell’estinzione negli anni novanta. Il cobice ha poi beneficiato negli anni successivi di alcuni interventi di ripopolamento, coronati nel loro intento dalla recente riapertura del principale corridoio migratorio della specie.

Ricordati solo da storie vecchie di decenni, storioni, anguille, cheppie e cefali torneranno nelle acque di fiumi che rischiavano di dimenticarli.